La storia della commedia di Molière del “Il malato immaginario” è nota: un cinquantenne ricco borghese, Argante, che si crede malato di ogni malattia conosciuta e sconosciuta; talmente ossessionato dalle malattie da arrivare a combinare il matrimonio tra sua figlia Angelica e un giovane e sciocco medico. La figlia è ovviamente innamorata di un altro uomo, Cleante, rifiutato dal padre della ragazza. Tuttavia, grazie all’aiuto della serva Tonina e dello zio Beraldo tutto si risolve per il meglio. Nella rappresentazione adattata da Tullio Kezich e Alessandra Levatesi, troviamo tra i protagonisti Massimo Dapporto, eccellente nell’interpretare Argante, ansioso e divertente; Susanna Marcomeni, bravissima nelle vesti di servetta. Lei e Dapporto reggono il palcoscenico in modo perfetto. Così come estremamente divertente è l’interpretazione del giovane medico, promesso sposo di Angelica, Tommasso Lafatutta, interpretato da Gigi Palla. Azzeccata è anche la scelta scenografica: essenziale, solo una pedana, dalla quale fuoriescono all’occorrenza sgabelli, e una tenda come sfondo; essenziale anche il gioco di luci, calde e fredde, a seconda della situazione. In questo modo tutti gli occhi sono puntati sui protagonisti, vestiti da ricchi costumi, e sulla storia. Infine ho trovato buona anche la sintesi della storia, nessuna dispersione di tempo, nessun trascinamento delle scene e dialoghi. Una rappresentazione concisa, ben interpretata e molto divertente. Erika Tovo
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