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INTERVENTO DEL CONSIGLIERE REGIONALE GIOVANNI PALADINI IN MERITO ALLA QUESTIONE BURLANDO


INTERVENTO DEL CONSIGLIERE REGIONALE GIOVANNI PALADINI IN MERITO ALLA QUESTIONE BURLANDO

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE GIOVANNI PALADINI.

 Fino ad oggi, in questo difficile momento politico mi sono astenuto dall’esprimere giudizi  e valutazioni di sorta. Ma adesso, Presidente, è giunto il momento di una riflessione che si smarchi da un processo mediatico che non dà garanzie ma falsifica, strumentalizza e distorce la realtà dei fatti. In questa situazione ci sguazzano solo giustizialisti, quelli che da giorni La stanno mettendo alla gogna dilatando la questione su piani ben lontani dalla politica. Io, da appartenente alle Forze dell’Ordine e da uomo politico, sono un garantista e accetto solo il processo giudiziario. Alla luce dei fatti, l’opposizione ha il diritto e il dovere di chiedere spiegazioni, ma allora guardiamo a quello che realmente è accaduto senza interpretazioni strumentali.

 Come uomo, il Presidente ha infranto il codice della strada . La sua colpa è l’aver commesso l’errore, ma non c’è rilevanza di dolo. Eppure si trova ad essere giudicato due volte, in balia di qualunquismi, banalizzazioni e generalizzazioni, che sono poi le posizioni di chi ha ben poche idee da mettere in circolo.

 Le risposte devono avere contenuti e dobbiamo diffidare degli incantatori e di cattivi maestri. I politici sono i rappresentanti del popolo e come tali devono porsi nella gestione della res publica, lontano da comportamenti scenografici e siparietti di circostanza.

 Adesso però va di moda parlare di “casta” e privilegi, che diventano erroneamente l’attuale chiave di lettura dei fatti: in mancanza di argomentazioni forti e proposte, si sposta il tiro sul personale, venendo meno ad un principio di civiltà che è quello della non colpevolezza.

 Il Presidente ha ammesso il suo errore ed è stato giudicato. Non c’è flagranza di reato: è stato lui ad autodenunciarsi, ha atteso l’arrivo delle forze dell’ordine, ha spiegato l’accaduto ed è stato sanzionato fortemente, nonostante non sussistesse la reiterazione che è la condizione per l’applicazione del principio di colpevolezza.

 Esiste però il principio della commisurazione della pena: non dimentichiamo, quindi, i principi del diritto romano che valgono per tutti gli ordinamenti giudiziari, soprattutto per la nostra democrazia, sintetizzati  nel  summu ius summa iniura” . Tradotto: quando si esagera nella punizione si commette un’ingiustizia e credo che nessun cittadino senza la reiterazione della condotta avrebbe ricevuto il massimo della sanzione .

 Si è gridato al privilegio, all’arroganza di potere e al trattamento di favore. Ma quale? Il ritiro della patente per un anno e 3.000 euro di multa sono un esempio di favoritismo? E ripeto: senza reiterazione dell’infrazione. 

 Il Presidente ha dimostrato trasparenza e ha fatto quello che doveva fare un cittadino onesto. Le forze dell’ordine hanno redatto il verbale, senza però  l’immediata sanzione perché non ne hanno colto la flagranza, ma registrato la sua ammissione di infrazione.

 Un  iter procedurale legittimo, ma questa classe politica, che dovrebbe occuparsi del bene comune, confonde il dibattito politico con il pettegolezzo e si lancia in un giudizio sommario che non distingue l’amministratore dall’uomo. Ecco la sbandata dell’opposizione che convoca un consiglio straordinario per chiedere le dimissioni del Presidente: una richiesta sproporzionata per il fatto accaduto. Viene meno il concetto di politica civica e d’informazione, vero valore del Paese, e s’innesca un attacco frontale che prescinde dai contenuti.

 Non dimentichiamoci che i politici sono rappresentanti del popolo e hanno il compito/dovere di indicare i principi fondamentali della democrazia, ma al di fuori degli incarichi istituzionali sono semplici cittadini e come tali possono commettere errori a volte gravi a volte banali e quindi giudicati come tutti gli altri.

 Il principio fondamentale della democrazia occidentale più avanzata è quello della responsabilità, un concetto che gli inglesi chiamano ”account ability”, è su queste basi che dobbiamo giudicare il Presidente Burlando, per la sua qualità di governatore e non perché ha infranto il codice della strada.

 Caro Presidente, stia certo di poter contare sul nostro libero ed autonomo giudizio.

 Il processo sommario o la gogna mediatica non sono rilevanti ciò che conta è solo la gestione della cosa pubblica nell’interesse dei nostri cittadini.

 




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Ultimo aggiornamento: 04-02-2013 17:30:41