MERCOLEDI' 16 APRILE ‘08 SEMINARIO AD ARCHITETTURA SU "IL CONO DI PORTMAN E LE VICENDE DEL WATERFRONT STORICO DAL DOPOGUERRA ALL'EXPO' DEL '92" UNA LEZIONE DELL'ARCH. MARIO TASSO
Mercoledì 16 Aprile alle 16.30 all’Aula Benvenuto della Facoltà di Architettura Seminario sul tema “Il Cono di Portman e le vicende del Waterfront storico dal dopoguerra all’Expo’ 92” con una Relazione dell’ Arch. Mario Tasso, già direttore dell’Ufficio Estetica Urbana del Comune di Genova. Il Seminario è promosso da INU, sezione Liguria; Ordine degli Architetti APPC della Provincia di Genova e dalla Facoltà di Architettura, Corso di Urbanistica 1 e 2.
INFORMAZIONI: Ordine degli Architetti – Segreteria 0102473272 Arch. Mario Tasso: Ufficio 0102472883 email tasso.m@alice.it
IL CONO DI PORTMAN E LE VICENDE DEL WATERFRONT STORICO DAL DOPOGUERRA ALL’ EXPO’ 92.
Arch. Mario Tasso ex Dirigente dell’ Ufficio Estetica Urbana del Comune di Genova
La lezione si propone di portare l’attenzione su di un episodio quasi dimenticato della recente storia genovese, ma che, alla fine degli anni ’80, tenne occupati giornali e mass media per molti mesi e che segnò l’inizio del risveglio della città. Fu per reagire anche all’iniziativa presentata nel nome di Portman, infatti, che si seppero prendere finalmente quelle decisioni che da troppo tempo stavano maturando senza trovare sbocco. A fronte dell’imponente operazione mediatica attuata dai promotori, con una forza che la città non aveva mai e non ha più subito da allora, la risposta della Pubblica Amministrazione espresse uno dei momenti più maturi in cui la gestione della cosa pubblica si sia manifestata a Genova nel dopoguerra. Importanza particolare ebbero per la formazione del parere urbanistico, le restituzioni prospettiche approntate dall’Ufficio Estetica Urbana e realizzate dall’arch. Tasso con una particolare tecnica che consentiva di comprendere le irreversibili conseguenze ambientali della eventuale accettazione e realizzazione della proposta.
Il filo conduttore della esposizione sarà costituito dalla cronologia degli avvenimenti compresi tra il dopoguerra e il 1992, con un accenno agli ulteriori sviluppi fino all’oggi. Su tale sequenza di avvenimenti si inseriranno tre approfondimenti sull’architetto John Portman, sull’illustrazione della tecnica con cui sono stati realizzati i particolari disegni dell’Estetica Urbana e sulla verifica degli stessi attuata oggi con l’ausilio del computer. Verrà data particolare enfasi alle vicende del progetto Portman cui l’Arch. Tasso ha partecipato direttamente, seppur in posizione subordinata, nell’Ufficio Estetica Urbana allora diretto dall’Arch. Alessandro Cassini.
Fonti principali
Il materiale che verrà presentato, proviene essenzialmente dal parere del Comune di Genova sul progetto Portman, la delibera n. 167/’90 con i suoi allegati a firma dell’Assessore all’Urbanistica Mario Epifani, e frutto dell’ottimo lavoro dei tecnici del suo Assessorato; dal Dossier dell’Ufficio Estetica Urbana, firmato dagli archh. Cassini e Tasso; da foto e disegni del progetto Portman pubblicati sulla rivista “L’Arca” (n.22 del dicembre 1988); da una rassegna dei giornali dell’epoca; da un articolo di Loredana Seassaro pubblicato sulla rivista “Recuperare” (n. 44 di novembre-dicembre 1989); dal libricino scritto da Bruno Gabrielli e collaboratori, tra cui lo stesso prof. Roberto Bobbio, in occasione dell’Expo’ 92 (“La città nel porto” ERI edizioni) e da pubblicazioni e documenti d’epoca. Altro materiale è stato appositamente prodotto o elaborato per l’occasione.
Punti salienti della trattazione.
Inizialmente si ricorderà quale era la situazione di Caricamento e l’affaccio della città sull’arco portuale ancora negli anni ’80 del secolo scorso. Tale affaccio non esisteva: davanti ai palazzi della Ripa stava un’alta cancellata che segnava il confine della zona di giurisdizione del Consorzio Autonomo del Porto. Era la cinta doganale che separava fisicamente e mentalmente la città dal suo mare e dal suo porto. Genova, città sul mare, si sentiva una città monca: non poteva accedere a quella che era stata la ragione fondante della sua nascita, l’ansa di mare protetto in cui si insediarono i primi uomini che colonizzarono il suo territorio.
Il conflitto tra le esigenze funzionali e mercantili del porto e quelle più generali del “vivere” della città alle sue spalle, è sempre stato, ed è tuttora, un problema particolarmente vivo. Tra le due amministrazioni indipendenti è sempre stata, fin dalla costituzione del Consorzio Autonomo del Porto nel 1903, una difficile convivenza. La particolare conformazione orografica ligure ristretta tra i monti e il mare contrappone le sempre maggiori esigenze di spazio del porto, che deve adattarsi ai mercati e difendere i suoi primati, alle esigenze della città che ha fame di aree per adeguare funzioni e servizi alle crescenti esigenze del vivere moderno. Il porto tende ad espandersi sempre più lungo la costa rischiando di soffocare l’area urbana da cui trae l’alimento dei servizi nonché di mano d’opera, tecnici e personale in genere, mortificando la città nella sua vivibilità e nei suoi valori, anche immobiliari. D’altra parte la città si addensa nella striscia tra i monti e il residuo affaccio a mare, assecondando il proprio sviluppo urbanistico, ma intralciando l’accessibilità e la disponibilità di aree del porto.
Nella seconda metà del secolo scorso l’arco portuale storico, nella sua conformazione fisica e nelle sue strutture funzionali era ampiamente obsoleto. Con la progressiva presa di coscienza della inevitabile dismissione delle aree del porto vecchio, si misero in moto tre processi che viaggiavano ognuno per proprio conto ma interrelandosi continuamente:
- gli accordi e gli scontri tra gli Enti, per la suddivisione e destinazione delle aree - le proposte dei privati per acquisirle o prenotarle - le decisioni e i progetti sull’ Expo’ imminente.
Le interazioni tra questi processi arrivarono ad un punto che non riuscivano più a districarsi, portando al “blocco” di ogni decisione. Una situazione in stallo che il progetto Portman, con la sua carica dirompente, contribuì decisamente a sciogliere, rimettendo in moto tutto l’insieme dei processi.
L’iniziativa Gadolla-Portman venne presentata in “pompa magna” alla stampa, alle Autorità e alla cittadinanza, il 12 ottobre del 1988. L’arch. Tasso rievocherà quella presentazione cui assistette in prima persona.
(uno stralcio dalla esposizione) “Era una giornataccia e pioveva. Entrai nel Salone delle Compere quando Gianfranco Gadolla e altri rappresentanti delle società proponenti avevano già parlato. Stava prendendo la parola Pietro Gambacciani con il compito di presentare John Portman. Ricordo il bonario distacco con cui l’architetto, autore di precedenti proposte per la stessa società, parlava dell’architetto statunitense che gli era succeduto e che stava per prendere la parola, appositamente calato a Genova da Atlanta. La successiva illustrazione del progetto seguì una regìa spettacolare. “Buio in sala!” si sentì gridare … Nell’oscurità, iniziarono a risuonare le note trionfali di un concerto di Vivaldi mentre “spot” luminosi facevano improvvisamente apparire i risplendenti plastici bianchi del progetto. Ci fu un’ovazione generale e non nascondo di aver provato anch’io una certa emozione. Sembrava di assistere ad una scena di “2001 space’s Odissey”, il famoso film di Kubrik, adattata con la musica di un italiano all’occasione tutta italiana (Vivaldi anziché l’austriaco Richard Strass) … Un emozionato John Portman, iniziò a parlare, via, via rinfrancandosi ed entusiasmandosi, proiettando su uno schermo le smaglianti immagini dei disegni e dei plastici, ripresi da più angolazioni e nei dettagli”.
Al di là dell’evidenza del grattacielo conico alto come il Righi, appare oggi singolare il fatto che, come ho potuto recentemente verificare, Portman abbia voluto proporre a Genova, con l’isola coperta da un grande reticolato frangi sole, il modello spaziale della sua “casa di vacanza al mare”. Quasi che, ai suoi occhi, quel modello potesse andare bene anche per una dimenticata città “di mare”, vicina a quella località “di vacanza” internazionalmente nota, che è Portofino!
La polemica esplose serrata all’interno delle forze politiche, degli amministratori, dei tecnici, sia architetti che ingegneri, in tutta la città insomma, e fu ampiamente seguita dai mass-media e alimentata ad arte dalle varie lobby interessate. Il “cono di Portman” tenne banco sulla stampa, dal 12 ottobre 1988 fin oltre la data dell’espressione del parere urbanistico del Comune (metà marzo 1989), giungendo con strascichi e riprese fino a tutto aprile (in sei mesi sono stati contati 80 articoli sui due principali giornali genovesi e più di cento, contando anche gli altri giornali).
Fu la prima grande operazione mediatica che Genova visse dopo il dibattito, vivace ma senza possibili conseguenze, cioè a giochi ormai fatti, sul progetto vincitore per il teatro Carlo Felice, svoltosi circa quattro anni prima, e dopo il rapido accantonamento di una iniziativa imprenditoriale di Garrone agli Erzelli, denominata “Viva Genova”. Qui i giochi erano tutti ancora da fare …
L’iniziativa Gadolla-Portman costrinse chi conosceva le potenzialità dei nostri luoghi, e ne stava studiando il recupero, ad uscire allo scoperto con una evidenza almeno pari a quella con cui tanto baldanzosamente essa era stata proposta.
Al di là delle dichiarazioni e grida di allarme dell’intellighenzia nostrana, che aveva tutto sommato un peso marginale nell’opinione pubblica, la risposta a quella operazione fu configurata con particolare efficacia dai disegni dell’Estetica Urbana, che vennero citati e ricompresi nel parere dell’Assessorato all’Urbanistica e quindi nella Delibera finale dell’Amministrazione, n.167 del 1990. Quei disegni hanno infatti reso evidenti a tutti le irreversibili conseguenze ambientali della eventuale accettazione e realizzazione della proposta.
L’Ufficio e personalmente l’arch. Tasso, riuscì, nell’arco di circa due mesi, a rappresentare ciò che ad altri non era riuscito, con tre coppie di prospettive ed altri disegni derivati, ricorrendo ad un’insolita tecnica prospettica mutuata dagli studi di Maurits Cornelis Escher. In quei disegni si cercava di restituire agli occhi dei genovesi, sia il paesaggio portuale che si sarebbe potuto vedere se non ci fosse stata la barriera doganale, con le aperture verso lo specchio acqueo, i Magazzini del Cotone e la Lanterna, sia le modificazioni e le occlusioni che si sarebbero prodotte con la realizzazione del progetto Portman. Gli undici disegni dell’Ufficio Estetica Urbana furono inviati il 10 marzo del 1989, a dieci Assessori e al Sindaco Campart, in un dossier accompagnato da una relazione firmata dal direttore dell’Ufficio, l’Arch. Alessandro Cassini e dallo stesso Arch. Tasso.
La forza del successivo parere contrario dell’Assessorato all’Urbanistica, fu quella di accompagnare il “no” con una precisa indicazione di quello che si poteva e non si poteva fare sul water front storico, dando così corpo al primo compendio di indicazioni regolamentari che restarono valide fino alla stesura del nuovo Piano Urbanistico Comunale del 2000, informandone anche le norme sul centro storico.
Tale documento rappresenta a tutt’oggi uno dei momenti più maturi in cui la gestione della cosa pubblica si sia espressa a Genova nel dopoguerra.
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Profilo dell’Arch. Mario Tasso (nato a Genova il 12.8.1946)
Per 25 anni all’Ufficio di Estetica Urbana del Comune di Genova, 16 anni in posizione subordinata all’arch. Alessandro Cassini poi come responsabile dell’Ufficio, dal 1999 fino al 2007. Tra i suoi interventi più importanti, i disegni per il parere sul progetto Portman, collaborazioni ai progetti per collocare il Barchile a Campetto (1994 progetto A.Cassini)), per il nuovo sagrato della chiesa del Gesù a Piazza Matteotti (1999 Progetto Cassini, Tasso) e per una prima proposta per la sistemazione di Piazza De Ferrari richiesta dal sindaco Sansa (1999 progetto Cassini, Tasso, Tortorolo). Ha curato per 25 anni i colori delle facciate degli edifici non monumentali della città e in particolare quelli di Via S.Lorenzo per il G8, la cui esperienza è stata pubblicizzata da giornali, riviste e interviste televisive. Alla fine degli anni ’70 e inizio ’80 ha lavorato per i più importanti studi professionali cittadini: Ing. Luciano Grossi Bianchi (disegni per progetti vari tra cui quelli esecutivi per la nuova Facoltà di Architettura a Sarzano, per il Tribunale dei Minorenni e per la passeggiata a mare di Albisola marina), Arch. Bruno Gabrielli (Disegni per progetto Corso Italia), Archh. Tomaso Badano e Lionello Calza (disegni per progetti vari), Arch. Renzo Piano (disegni prospettici per la Menil Foundation, Houston). Ha inoltre collaborato per tre anni con la Soprintendenza ai Monumenti per la schedatura degli edifici monumentali liguri; ha lavorato per un anno e mezzo nella Soprintendenza archeologica come disegnatore e ha svolto attività di assistentato agli studenti per quattro anni alla Facoltà di Architettura di Firenze e per altri quattro a quella di Genova.
Arch. Mario Tasso
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