CENTRO STORICO
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Definire l’opera di Maurizio Campora o ricondurla a binari di linguaggio visivo precostituiti, è pressoché impossibile.  Un artista ligure, di Loano, discepolo di Andy Warhol, caotico nello stile di vita e nell’opera, che ha ricevuto menzioni di lode persino dal critico d’arte per antonomasia Vittorio Sgarbi, che ne firma l’introduzione del catalogo, e che espone le proprie creazioni in tutto il mondo, da Tokyo a Barcellona, passando per Ginevra. Un pittore che è venuto a contatto con nomi di fama internazionale, come Jaen-Michel Basquiat, Therese Nash e Simon Spierer. Un talento senza schemi a cui la prestigiosa casa editrice “Electa” di Mondadori, ha deciso di dedicare un catalogo monografico, come usa solo per le grandi personalità dell’arte, i cui testi sono firmati dallo stesso Sgarbi. Proprio di quel Maurizio Campora Genova si fregia di avere, in corso d’opera, l’esclusiva mostra monografica “Animal Language”, a cura della critica d’arte Maria Galasso Costigliolo (nella foto), presso la nuova galleria d’arte “Laboratorio delle Muse”, in via di Scurreria la Vecchia 3, facente parte di un palazzo imperiale del ‘600, creata e ristrutturata dallo Studio dell’Arch. Giuseppe Galasso (nella foto; via San Lorenzo 8/17 tel. 010/2473560, email: giugalasso@tin.it  ). La location ideale per un artista di nicchia, originale e tenuto in grande considerazione. Una mostra  cronologica, quella di Campora, organizzata dall’Associazione Onlus “Progetto d’arte”, nell’ambito della quale  Maria Galasso cura il linguaggio artistico. Un percorso temporale che transita su due binari, dal 1980 fino al 2004, che al centro della galleria si uniscono idealmente come a dare continuità all’opera dell’eclettico artista. Per lui Sgarbi ha espresso parole che denotano una netta presa di posizione: “Campora ha talento. Non mi capita spesso di esprimermi in modo così esplicito su un artista, ma per Campora corro anche questo rischio” ha scritto Sgarbi, che lo definisce “senza schemi”. Dieci opere tutte molto differenti tra loro, nessun soggetto ricorrente, in cui dominano uso e scelta del colore, utilizzati in modo massiccio e palpitante. Una pittura che sembra muoversi, in progredire, a precorrere il cosiddetto moving painting, dove la materia sembra avere un’anima, Tele su tele, collage, strappi, sovrapposizioni. Quella di Campora è un’arte composita, che si ciba del mondo circostante, della gente, dei luoghi: <<Cercare di trovare un linguaggio in cui incanalare l’opera di Campora sarebbe un errore – spiega Maria Galasso -. Si può invece, seguendo un ragionamento deduttivo, scoprire nei quadri dell’artista svariati livelli di lettura. Ad esempio, grazie alla sua forte vicinanza con il mondo dell’infanzia e allo spiccato uso di scritte, colori e commistioni, il suo stile e la sua metodologia sono diventati oggetto di studio in ambito pedagogico>>. “Campora è la sua arte e la sua arte è Campora, uniti nella stessa placenta da un cordone ombelicale indivisibile” dice di lui Sgarbi, “niente calcoli a tavolino o speculazioni, solo anima, sangue, viscere riversati in pittura”. Campora riversa anche se stesso fisicamente in pittura, infatti molte delle sue opere sono realizzate dall’artista ad agire non davanti ma sopra la tela. Esprimersi nella sua arte è per l’artista il vero e proprio scopo esistenziale. La mostra resta aperta fino alla metà di novembre, dalle ore 17 alle 19. Ingresso gratuito

 INFORMAZIONI:

• Studio Arch. Giuseppe Galasso: via San Lorenzo 8/17 tel. 010/2473560, email: giugalasso@tin.it